Negli ultimi giorni una disposizione della governatrice dell'Umbria, relativamente alle modalità di accesso all'interruzione di gravidanza per le donne che volessero farlo, ha mobilitato proteste di piazza e virtuali. Onestamente non ho una posizione riguardo al tema, così come riguardo ai cosiddetti diritti civili, per i quali allo stesso modo in molti sono disposti a far sentire la propria voce.
Ho una posizione riguardo all'indignarsi per questi motivi, piuttosto che per i diritti sociali completamente negati alla mia generazione e che, di questo passo, scompariranno dalla generazione successiva. Se, infatti, i più fortunati della mia generazione godono dei frutti del lavoro e della lungimiranza delle generazioni precedenti, la mia drenerà tutte le ricchezza accumulate e la successiva non avrà più alcuna base, potrà sopravvivere solo del proprio, sottopagato, lavoro.
Per questo la mia posizione è che è poco lungimirante indignarsi per i diritti civili e non farlo per quei diritti sociali che negli anni '80 e '90 erano garantiti senza dubbi e ora sono stati annientati.
Il diritto ad avere un salario adeguato che permetta di fare una famiglia con due figli, comprare una bella casa e una seconda al mare, fare due vacanze all'anno, andare al ristorante in 4 e mettere qualcosa da parte, senza dover fare i conti al centesimo per arrivare a fine mese. Il diritto ad avere servizi come l'asilo per i figli, la sicurezza garantita dalle forze dell'ordine, i servizi al cittadino nel proprio comune, i servizi di trasporto pubblici di qualità, l'istruzione pubblica di altro livello, una sanità pubblica gratuita, affidabile e competente: tutto pagato con le tasse che ogni mese versiamo.
E invece è in atto una guerra tra generazioni e tra classi di cui nessuno sembra curarsi rinunciando alla vera libertà in cambio di libertà illusorie: come se un affamato, irrompendo in un ristorante, chiedesse di essere sfamato con un Fernet.