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PERCHE' VOTO SI'

2016-11-30 18:00

Federico Doricchi

politica, referendum, Renzi, Costituzione,

PERCHE' VOTO SI'

(Questo post tratta una tematica molto importante per tutti noi, che non può essere sintetizzata in due righe e relativamente alla quale sarebbe bene...

(Questo post tratta una tematica molto importante per tutti noi, che non può essere sintetizzata in due righe e relativamente alla quale sarebbe bene che tutti ci informassimo prima di domenica, se siamo intenzionati ad andare a votare).

Oggi Matteo mi ha mandato un giornalino in cui mi spiega perché devo votare SI' domenica prossima.

E questo ci sta, avendolo pagato io il giornalino. Ci sta anche che gli dia una letta.

Andiamo a vedere come vengono confutate alcune delle ragioni del NO.

1) Non tutte le leggi saranno più discusse da Camera e Senato.

VERO. Visti:

a) la composizione del futuro Senato a stragrande maggioranza PD oggi e negli anni a venire

b) la probabile sussistenza di tale maggioranza per lungo tempo data la capacità di fare clientela di esponenti locali del PD (De Luca dixit)

tutte le leggi che saranno proposte da un Governo a maggioranza PD correranno veloci (grande notizia per banche, confindustria, UE, sistema finanziario), tutte quelle di altri Governi saranno intralciate dal Senato PD per mere ragioni di ostruzionismo politico.

3) VERO. Approvando la proposta di legge del M5S di dimezzamento dell'indennità di TUTTI i parlamentari (Camera e Senato) si sarebbero risparmiati più di 90 milioni (con la riforma 57 secondo la Ragioneria dello Stato), oltretutto Sindaci e Consiglieri regionali si faranno rimborsare ogni centesimo (e anche più essendo questi ultimi rappresentanti della classe politica più indagata d'Italia) per le loro trasferte a Roma.

4) VERO relativamente a questo punto non riesco a scriverlo neanche per scherzo. Il primo dato è che non esiste una cifra certa per il risparmio derivante dall'abolizione delle Province. Il secondo dato è che stime danno il risparmio complessivo ottenuto con la riforma a 160 milioni di euro (su 800 miliardi di spesa pubblica annua: vale la pena rinunciare a una fetta significativa di democrazia per un risparmio percentualmente irrisorio?). Il terzo dato è che, pubblicizzando l'abolizione delle Province con la riforma, questi signori ci confessano che ci stavano mentendo quando due anni fa ci raccontavano di averle abolite.

6) VERO. Per un referendum le firme rimangono 500mila, per abbassarne il quorum passano a 800mila. Non si poteva semplicemente abbassare il quorum lasciando le firme a 500mila? Troppo rischioso: il referendum sulle trivelle, ad esempio, avrebbe visto il Governo sconfitto.

7) VERO. Fino al settimo scrutinio i voti necessari sono 3/5 degli aventi diritto (che si abbassano a 730 essendo rimasti soltanto 100 Senatori e non partecipando più al voto del PdR i delegati regionali). Il volantino si dimentica di ricordarci che dal settimo scrutinio i voti necessari sono i 3/5 dei votanti e non dei delegati, ergo con qualche assenza tra le opposizioni è più facile per la maggioranza eleggersi il PdR in autonomia.

VERO, così il Governo di turno potrà fare il suo TAV o Ponte sullo Stretto, avviando la solita macchina delle marchette, fregandosene della volontà di chi vive in quelle aree, nonché di quella degli amministratori locali.

Altri presunti punti di forza della riforma puntano su teorici miglioramenti in termini di governabilità e velocità nel produrre leggi.

Chi sostiene ciò si dimentica che

1) la governabilità è garantita da due fattori:

a) la legge elettorale, che è una legge ordinaria

b) la qualità e la coerenza rispetto alle promesse dei politici che siedono in Parlamento

2) tra le leggi più rapide annoveriamo la legge Fornero, il decreto IMU-Bankitalia e il Lodo Alfano (20 giorni per ciascuna in media), tra quelle più lente la legge anti-corruzione (1500 giorni circa); inoltre nell'ultima legislatura è stata approvata una legge ogni 5 giorni.

Anche gli argomenti su governabilità e velocità, quindi, non sono così solidi.

L'unico vero effetto, che la riforma avrebbe, sarebbe quello di aumentare ulteriormente la distanza tra eletto ed elettore, senza alcun concreto beneficio per i cittadini italiani.

Ciò andrebbe, anzi, esattamente nella direzione opposta rispetto a quello che servirebbe in Italia per risollevare la qualità della nostra classe dirigente. E quello che serve è un aumento del controllo dell'elettore sull'eletto, in modo da vincolare il mandato di quest'ultimo alle promesse fatte in campagna elettorale, ristabilendo un vero ordine democratico nel nostro Paese.

Caro Matteo, mi sa che il tuo volantino a mie spese non mi ha convinto.

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