Dal 24 febbraio del 2022, a quasi due anni esatti dall'inizio dell'emergenza pandemica, un altro drammatico evento ha sconvolto l'Europa e il mondo. Stiamo ovviamente facendo riferimento dell'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo. L'obiettivo che ci poniamo nello scrivere questo articolo non riguarda l'evento in sé, sicuramente da condannare, sebbene non prima di averne capito le ragioni storiche più profonde, ma è piuttosto quello di analizzare l'approccio che il mondo occidentale ha assunto nell'affrontare l'evento.
Gli organi di stampa mainstream si sono nuovamente dovuti sobbarcare il fardello di raccontarci la solita partita tra buoni e cattivi, con le due squadre ovviamente preconfezionate in maniera funzionale alla politica atlantista. L'avversario politico è descritto come cattivo, poco lucido, malato, squilibrato, i suoi militari giocherebbero a calcio con le teste dei bambini e l'Ucraina non sarebbe che la prima tappa di una campagna espansionista verso Occidente. Quest'ultimo è invece raffigurato come il gruppo dei giusti, società pregne di valori che si sarebbero unite ormai 70 anni fa sotto l'egida della libertà e a difesa della stessa, trovando compimento nella NATO, garante di pace e sicurezza. Nel mezzo dei due blocchi da film Disney, la realtà colloca le uniche e vere vittime di questa guerra tra blocchi e modelli, ovvero quegli ucraini guidati da un leader sempre e solo rivolto ad Occidente, così spregiudicato, o forse disperato, da chiedere costantemente l'intervento degli amici atlantisti che potrebbe determinare la Terza Guerra Mondiale.
Perdonateci, ma noi non ci siamo mai appassoniati alle storielle da infanti, in cui i buoni possono essere solo tali e il cattivo è così cattivo da muoversi senza logica e pilotato solo dalla sua malvagità.
Come noi, per esempio, sembrano pensarla i tifosi della Stella Rossa di Belgrado, che qualche settimana fa hanno esposto una serie di striscioni (vedi foto) che ricordavano tutti gli interventi portatori di morte della Nato. Da quelle parti evidentemente la memoria dei 78 giorni di bombardamenti sulla capitale serba è ancora ben viva.
Purtroppo, però, i media occidentali non ammettono la scala dei grigi, piuttosto comunicano sempre in modo da estremizzare le più variegate posizioni, in modo da semplificare questioni complesse per un pubblico sempre meno istruito e sempre più imbarbarito. L'effetto avverso di un approccio tale si manifesta pressoché ogni giorno sulla carta stampata, durante i telegiornali o nei talk-show delle reti generaliste e consiste nel costante e ripetuto incappare in imbarazzanti controsensi pregni di ipocrisia.
Prendiamo l'esempio del Professor Alessandro Orsini, voce sicuramente fuori dal coro rispetto alla storiella dei buoni e del cattivo. Preparatissimo e stimato, al punto da essere stato ascoltato anche nei palazzi istituzionali, ha portato nelle case degli italiani una voce critica rispetto alla Nato e alle sue operazioni in Ucraina, antecedenti la guerra. Colpevole di aver fatto uso di onestà intellettuale, è stato attaccato da politici di quasi tutti gli schieramenti, al punto che il programma Cartabianca ha dovuto rescinderne il contratto appena stipulato per sei apparizioni. Qualche giorno prima, in Russia, una giornalista ha manifestato in diretta contro l'invasione. Per questo motivo è stata multata per circa 200 €. Dov'è la differenza? Come può ergersi l'Occidente a detentore morale dei valori fondamentali della società? Qualcuno si ricorda di Julian Assange?
Si risponderà che sì, è vero, a volte i nostri media possono apparire schierati, ma spostandoci ad Est gli oppositori politici vengono financo avvelenati dal tiranno sanguinario, mentre nell'Occidente delle fiabe esiste la democrazia. La realtà, nella nostra lettura delle dinamiche politiche, economiche e sociali attualmente imperanti nelle società centro-europee, appare ben diversa. I politici sono ormai dei meri esecutori di decisioni prese a livelli ben diversi, ovvero quelli del mondo della finanza, malcelati dietro alla dicitura di "i mercati". L'architettura istituzionale costruita in Europa rende le nostre società ben lontane dal consegnare il potere nelle mani del popolo tramite il voto, piuttosto lega le mani a qualsiasi schieramento politico e piega o ha piegato qualsisasi forza abbia provato a opporvisi.
L'ipocrisia occidentale risiede tutta in un modello in cui i cittadini non sono decisori, ma passivi esecutori di scelte quasi mai a loro vantaggio, in un contesto in cui grandi potentati finanziari, fondi di investimento, banche e sedicenti mecenati possono determinare la vita e la morte di un paese e dei suoi figli, senza che alcun politico possa resistervi. Analogo è lo scenario a livello geopolitico, sebbene in questo caso l'Europa non sia un attore protagonista, ma si limiti a subire decisioni provenienti dall'altra parte dell'Atlantico, nonostante vadano palesemente contro il proprio interesse. Lo ha spiegato benissimo il Prof. Orsini: un'alleanza militare con il reale decisore collocato in un continente diverso da tutti gli altri non può funzionare, in quanto gli interessi dei membri sono necessariamente diversi. Agli USA, infatti, non crea problemi una guerra in Europa, anzi fornisce loro l'occasione per avere una maggiore domanda di gas liquido, petrolio e grano, che la Russia non può più vendere a quegli stessi paesi europei, che si autocostringono a pagare un prezzo più alto per importare questi beni fondamentali da Oltreoceano, essendosi imposti di non rivolgersi più ad Oriente a causa delle sanzioni.
In questo quadro, l'unica azione che i cittadini sono liberi di decidere di fare è quella di stringere la cinghia e abbassare i loro standard di vita, rassegnarsi a consegnare ai propri figli una qualità della vita peggiore, a causa di dinamiche e scelte ben lontane dai loro interessi e senza avere alcuno strumento per invertire la rotta. Chiamatela, se volete, democrazia. Per noi rimane soltanto ipocrisia.